La storia
Coltivato e utilizzato dall'uomo fin dai tempi più antichi, il grano o frumento ha accompagnato l’evolversi della nostra civiltà. Originario, pare, dell’Asia minore, la cosiddetta Mezzaluna fertile tra i grandi fiumi Tigri ed Eufrate, è tra le prime piante coltivate dall'uomo dopo il passaggio dallo stato nomade a quello sedentario. Testimonianze relative alla coltivazione e alla raccolta di un cereale che possiamo supporre essere grano nonché alla macinazione e alla produzione di pane sono presenti fin dall'antico Egitto, ma si ritrovano in diverse civiltà antiche quali Assiri e Babilonesi e Cinesi.
Il grano o frumento tenero è una delle specie vegetali più coltivata al mondo. Appartiene alla famiglia delle Graminacee o Poaceae, genere Triticum, specie T. aestivum L. e fa parte del gruppo dei cereali, piante erbacee che producono frutti detti cariossidi adatti ad essere macinati per diventare farine. La capacità del frumento di dare origine al pane azzimo o lievitato dipende dalla presenza di frazioni proteiche, le gliadine e le glutenine, che, mescolate ad acqua, formano una proteina complessa dalle proprietà viscoelastiche particolari che permettono la formazione di un impasto.
Risorsa alimentare importante anche e soprattutto per la possibilità di conservare i chicchi per molto tempo dopo il raccolto, il grano diventa subito strategico per molte popolazioni. Ricco di amido, ma anche di proteine, fibre, minerali, vitamine del gruppo B e di sostanze bioattive ancora oggi il frumento tenero e i prodotti che ne derivano - pane, paste fresche, dolci da forno, cereali per la prima colazione - restano alla base della nostra alimentazione in particolare nelle aree mediterranee.
Il frumento che conosciamo oggi è il frutto di numerosi incroci avvenuti casualmente e deliberatamente nel tempo. Sono numerose le varietà utilizzate per l’alimentazione umana e animale che possono cambiare anche secondo la destinazione d’uso: pane, pasta fresca, biscotti ecc. Nuove varietà genetiche vengono continuamente sviluppate nel mondo per rispondere ad esigenze ambientali, agronomiche e qualitative come la produttività, la resistenza alle malattie e agli stress ambientali. Questo accade soprattutto dove la produzione eccede il soddisfacimento dei bisogni alimentari della popolazione.