Il frumento tenero in Italia e nel mondo
La produzione di frumento tenero nel mondo
Il frumento tenero è, dopo il mais, il cereale più diffuso al mondo ed è presente in tutti i continenti.
Negli ultimi anni la produzione mondiale di frumento tenero, destinata all’alimentazione umana, all’alimentazione animale o all’utilizzo industriale si è collocata tra 700 e 750 Mt (Milioni di tonnellate), pari al 35% circa della produzione cerealicola mondiale.
La Cina, con circa 137 Mt (dati raccolto 2021) è il principale produttore al mondo, seguita dall’India (110 Mt), dalla Russia (75 Mt), dagli Stati Uniti (46 Mt) e dalla Francia (38 Mt).
I principali esportatori sono invece la Russia (34 Mt), gli Stati Uniti (24 Mt), l’Australia (23 Mt), l’Ucraina (23 Mt) e il Canada (17 Mt).
L’Unione Europea, da parte sua, esporta complessivamente 33 Mt circa di grano tenero.
La produzione di frumento tenero è destinata essenzialmente, per il 70% circa, all’alimentazione umana e per il 20% circa a quella animale.
Contrariamente al mais, l’impiego di frumento tenero per utilizzo nell’Industria energetica risulta ancora marginale.
La produzione di frumento tenero in Italia
La produzione nazionale di frumento tenero, che nei primi anni 70 era compresa tra 7 e 9 Mt, ha registrato successivamente una costante ma marcata flessione, riconducibile soprattutto alla riduzione delle superfici coltivate che sono passate dai 3 Milioni di ettari degli anni 60 agli 0,5 Milioni di ettari dei tempi più recenti.
Questa perdita è stata solo parzialmente compensata dalla decisa crescita dei rendimenti unitari ad ettaro, che, nello stesso periodo, sono passati da 2,6 t/ha al record storico di 5,5 t/ha.
La crescita delle rese si deve al miglioramento delle tecniche produttive, allo sviluppo delle buone pratiche agricole, alla selezione genetica e alla meccanizzazione nel settore agricolo a cui si aggiunge, dalla metà degli anni novanta, la progressiva localizzazione della coltivazione del frumento tenero per motivi climatici ed agronomici nelle aree maggiormente produttive del centro nord e in particolare nella Pianura Padana.
Nonostante la marcata crescita delle rese, la produzione di frumento tenero si attesta ormai stabilmente su livelli pari a circa 3 Mt, un quantitativo – anche tenuto conto che tutta la produzione nazionale non è o non può essere destinata totalmente alla sola Industria molitoria – largamente insufficiente a coprire le esigenze quantitative dei Molini italiani che si situano, da parte loro, intorno a 5,7 Mt.
Per il frumento tenero dipendiamo ormai strutturalmente dall'estero
L’industria molitoria italiana ha sviluppato una forte, ma anche inevitabile, dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento del grano tenero. Le importazioni di frumento tenero – in particolare dalla Francia, Germania, Austria e Ungheria e dagli Stati Uniti e dal Canada – rappresentano ormai circa il 60% del fabbisogno interno.
Tali importazioni non appaiono riconducibili a fattori di natura commerciale, ovvero alla deliberata volontà dell’Industria molitoria di approvvigionarsi all’estero per motivi economici, ma appaiono motivate da fattori di ordine quantitativo e qualitativo. La produzione nazionale, infatti, risulta ormai strutturalmente deficitaria a livello quantitativo, come già indicato, ma anche a livello qualitativo, quanto meno per alcune tipologie di frumento.
In particolare, la produzione di frumenti teneri di forza, destinati essenzialmente alla produzione di prodotti a lunga lievitazione, come alcune tipologie di pane e di prodotti da forno, o all’utilizzazione in miscela con altre tipologie di frumento tenero, risulta largamente insufficiente rispetto alla domanda interna.
La frammentazione dell’offerta nazionale, dovuta anche alla struttura della produzione agricola, un sistema logistico inadeguato e una insufficiente politica di stoccaggio del frumento per classi qualitative omogenee costituiscono, certamente, altri fattori che incidono negativamente, e in modo rilevante, sulla competitività della produzione nazionale rispetto alla produzione estera, ostacolandone la necessaria valorizzazione.